Ubuntu & Agile
Posted by Paolo Sammicheli su 27/11/2014
La scorsa settimana si è tenuto l’Ubuntu-it Meeting, l’incontro semestrale della community Italiana di Ubuntu. In quell’occasione ho presentato un talk dal titolo “Ubuntu e Agile”.
Da circa 3 anni mi sto interessando di Lean e Agile. Ho anche preso due certificazioni con la Scrum Alliance : Certified Scrum Master e Certified Scrum Product Owner.
L’argomento Ubuntu e Agile mi ronza nella testa da un po’. Innanzitutto possiamo dire con sicurezza che il ciclo di sviluppo di Ubuntu segue decisamente un modello Agile: la cadenza semestrale, la continuous integration con le build giornaliere, il continuous delivery, ecc
Ho poi riflettuto sulla storia di Ubuntu che va dal 2004 al 2008 circa. Diciamo entro la 10.04, momento in cui viene cambiato il logo, la visual identity ed è stato annunciato Unity. Le distribuzioni Linux dal 2004 al 2008 si assomigliavano molto. Diciamocelo pure: erano tutte uguali. Si, ok, Debian e derivate hanno i pacchetti deb, Red Hat e derivate hanno i pacchetti rpm, ecc.
Ma qualsiasi distribuzione installavi tra il 2004 e il 2008 alla fine ti piazzava lì GNOME 2 (o KDE), Firefox, OpenOffice, Gimp, ecc.
Cambiavano gli sfondi, cambiavano i colori, ma alla fine quella era l’esperienza utente. Le differenze erano minime: il sistema dei pacchetti, l’installer… cos’altro? Qualche tool, come yast in Suse. Poi? A me non viene in mente molto altro.
Il gap da colmare per passare da una distro all’altro era minimo. Se una distro non ti piaceva ti salvavi la home da qualche parte, reinstallavi, ripristinavi la home e nel giro di poche ore eri di nuovo operativo. Se eri stato furbo ed avevi messo la root e la home su due partizioni diverse era ancora più semplice, non dovevi nemmeno salvarti la home. Parlando markettaro il livello di “retain” di una distribuzione era bassissimo. Se un utente si stufava cambiava facilmente. Qualcuno cambiava spesso solo per il gusto di cambiare.
E allora qual’è stato il motivo di successo di Ubuntu? Perché da un momento in poi questa distribuzione ha raccolto più della metà degli utenti Linux sul desktop? (per le statistiche, guardatevi le slide).
La cadenza semestrale? Il nome e la filosofia così accattivante? Il colore marrone? Cosa?
La mia ipotesi è che uno dei motivi fondamentali per cui Ubuntu ha avuto il successo che ha avuto è dovuto alla sua Agilità: la cadenza, l’organizzazione dei rilasci, i feedback utenti, l’automazione nelle build, Launchpad, ecc. Nelle slide (pag. 43-45) trovate un parallelo tra i 12 principi Agili e Ubuntu.
Adesso ho bisogno di voi: quali sono stati i motivi del successo di Ubuntu secondo voi? Perché una cosa è sicura: il software no.
Ci sentiamo nei commenti 🙂
vds said
Il motivo principale che ho rilevato io, gia molte molte release fa, e` la user experience. Ubuntu, gia` molti anni fa, era facile da usare per utenti non esperti che non sarebbero mai sopravvissuti a debian. La user experience positiva partiva dall’installazione che riconosceva moltissimo hardware senza nessun intervento esterno.
Dopo l’installazione, ci si ritrovava con un’interfaccia a cui erano state limate un sacco di asperita` e con una serie di servizi che gestivano da se alcuni dettagli tecnici che debian lasciava all’utente finale.
Ultima cosa, la scelta delle applicazioni di default che consegnavano all’utente un sistema ricco di funzionalita` senza che questi dovessero andarsele a cercare nei meandri dei repository dei pacchetti.
Jeremie said
Parlo da semplice utente 😉
La “user experience” era semplicemente quella di GNOME 2.. che si poteva avere anche sulle altre distribuzioni.
Dal punto di vista tecnico credo che all’epoca abbiano contato l’efficacia dei pacchetti deb e gli sconfinati repository. Raramente c’era la necessità di installare qualcosa di esterno e ogni installazione filava via liscia.
Per il resto, sulla 5.10 nemmeno esisteva l’installer grafico. Il tool per i driver proprietari e l’ubuntu-restricted-extras sono arrivati solo nel 2007. Ubuntu aveva già sbaragliato la concorrenza.
In realtà altre distribuzioni erano avanti come usabilità. Una Suse poteva tranquillamente essere superiore a Ubuntu, ma se avevo un problema e facevo una ricerca trovavo: ubuntu, ubuntu, ubntu… tanto valeva installare Ubuntu per imparare a utilizzare un desktop linux.
Una delle vittorie di Ubuntu è stata la quasi maniacale creazione dell’ecosistema della comunità che gravita intorno al sistema.
Se uno prova a cercare forum/wiki delle distribuzioni con una corporation alle spalle.. il quadro è desolante. Troverà quasi niente sul sito principale.. qualcosina di più nella sezione comunitaria (per essere ottimisti)… alla fine tanto vale ripiegare su di un sito creato da appassionati.
Tutt’altra cosa se invece ci si rivolge alle distribuzioni totalmente comunitarie (Gentoo, Archlinux.. ecc..). Gli strumenti di supporto non mancheranno.
Ecco, sotto questo aspetto Ubuntu ha ricreato la distribuzione comunitaria nonostante la presenza di una società.
Più in generale un notevole risultato è stato quello di aver notevolmente ridotte le distanze fra l’utenza standard e il supporto alla distribuzione. Questo sia grazie all’organizzazione dei gruppi interni ma anche ad una piattaforma stratosferica come Launchpad che ha semplificato tante cose…. ma il discorso si è già fatto lungo 🙂
Alessio Tomelleri said
Concorderei le valutazioni sopra espresse… User Experience for first (mettendoci dentro appunto la facilità di installazione, compatibilità etc… ) …ed a titolo personale anche “Il nome e la filosofia”. Indubbiamente il supporto e la comunità che trovi dietro non ha confronti con le atre distribuzioni… credo inoltre che la, seppur controversa, introduzione di Unity abbia riscosso più pro che contro…
Vincenzo Meglio said
ci sono approdato perchè da profano di informatica (nella vita mi occupo di altro, studio medicina) il primo nome che mi è stato fatto di un open OS è stato quello di ubuntu; tuttavia l’unico motivo non è stata la pubblicità maggiore, in quanto dopo averlo installato ho dovuto subito rimuoverlo in quanto troppo pesante per il mio netbook. Ho virato su lubuntu (rimanendo il ambito debian) perchè (e quì entra in gioco il secondo motivo) c’è una comunità alle spalle molto pronta, capillare e rassicurante. Il terzo motivo per cui le persone preferiscono ubuntu credo sia il motivo che mi spinge ad amarlo e a non poterne fare a meno: l’aspetto, la grafica, il feed, non so come si chiami ma so solo che non sopporto più gli spigoli e la freddezza di windows!! 😀
Quindi riassumendo i 3 motivi che mi hanno spinto ad affezionarmi ad ubuntu e derivate sono:
1) la pubblicità (soprattutto il forte passaparola sul web)
2) la comunity
3) la grafica
spero di esservi stato utile! 🙂